L’arpa è uno strumento tanto antico da poter essere definito quasi ancestrale.
Il suo suono ha una reale capacità di colpire l’anima e farvi breccia e, col tempo, di nobilitarla.Sarà forse per la sua forma tripartita, dove la mensola è come la mente, che deve essere sempre perfettamente accordata; dove la cassa è come il nostro cuore, che si riempie di musica e la diffonde a sé dintorno; dove la colonna è come il nostro corpo, evita che la mente e il cuore ripieghino l’una sull’altro.
Sarà forse perché le corde dell’arpa sono lasciate libere di risuonare ed i loro armonici generano il fenomeno della risonanza, conosciuta anche come “in amore”. E l’amore non è forse una risonanza?
Sarà forse perché l’arpa celtica è accompagnata da un sostrato filosofico volto al perseguimento della verità nella perenne ricerca della saggezza e pratica della benevolenza.
Sarà forse perché non si riesce a guardarla senza poggiarci sopra le dita, né a ignorarla nel momento in cui suona.
Sarà perché ogni sua nota conduce a sé il canto delle cose, la memoria dei popoli, le leggende e gli insegnamenti.
Sarà forse per la sua forma, simile a un cigno che nuota sul mare del tempo, a una nave che solca i mondi, ad una vela, ad una coppa che custodisca la musica di tutto ciò che è stato e di tutto ciò che è ancora da venire.
Sarà perché le corde si tendono come un arco del quale l’Awen, la divina ispirazione, è la freccia che non sbaglia mai.
Sarà perché l’arpa può accompagnare il canto, la recitazione e suonare da sola.Non sono capace, in definitiva, di spiegare per quale motivo l’arpa è tanto simile a noi, e forse è meglio così. Il senso dello stupore, la capacità di meravigliarsi è la dote più importante per poterla imparare fin nella sua più pura essenza.
Quanto ho cercato una risonanza. Forse finalmente l’ho trovata.
26 ottobre 2013 at 6:42 am
Dovrò venirti a sentire un giorno, quando diventerai “esperta” arpeggiante, così da risuonare insieme a te… 🙂 ❤
26 ottobre 2013 at 10:38 am
Tesoro, spero che quel giorno venga prestissimo perché io smanio di suonare!!!!
28 ottobre 2013 at 11:20 PM
Curioso… ho sentito raccontare le stesse cose che hai scritto nel tuo post “In amore” dieci anni fa, al Patavium Celtic Festival. Serata magica, con la Celtic Harp Orchestra che suonava An Alarc’h incalzata dall’arrivo di un temporale feroce, con il cielo sempre piu’ nero e il vento che si gonfiava. Da brividi a ripensarci.
Mi e’ tornato in mente stasera, l’accostamento tra mensola/colonna/cassa/corde e mente/corpo/cuore/idee. Tu ne hai parlato qui proprio tre giorni fa, e non si trova nessun altro testo sul web che lo faccia.
Bello 🙂
Per ringraziarti ti lascio questo:
Gwenael Kerleo non e’ molto conosciuta, ed e’ un peccato.
29 ottobre 2013 at 12:26 am
Non devi ringraziare me…avevo trovato molto tempo fa questo scritto su internet…e poi sono riuscita a ritrovarlo. Mi piacerebbe riscriverlo in parole mie, ma ho iniziato da pochissimo a suonare l’arpa e sento che devo ancora fare molta strada prima di parlarne… 🙂
Comunque a forza di ascoltare brani ho conosciuto Gwenael Kerleo, è davvero una poesia. Ti ringrazio della visita!
20 novembre 2013 at 9:56 PM
Che bel blog Martina!
Riflessioni, musica, cultura e spettacoli….adesso anche l’arpa.
Beh, ti trovo sempre più eclettica.
Qualche mese fa, mentre pensavo all’avvenire di due amici, ho baciato queste rime:
“…Che vi sia lieto il percorso iniziato
dalla prima scintilla fin nei giorni d’attesa,
ed il bilancio del tempo rimanga inclinato,
dalla parte sinistra, di una gioia che pesa.”
Suonano bene anche per te e la tua “risonanza”.
Buona vita,
Stefano.
30 novembre 2013 at 2:24 PM
Ciao Stefano!!! Che bello sentirti. stupende le rime che hai scritto per questi due amici. Vorrei proprio che si adattassero al mio percorso, che sta attraversando un periodo in cui cerca disperatamente le risonanze giuste e le giuste armonie per rimettersi in sesto! Un abbraccio forte!