Ci si dimentica, a volte. Di chi siamo, che storia abbiamo avuto prima di questa storia, e anche di quell’altra. Ci si perde, ma letteralmente. A un certo punto si arriva perfino a pensare che siamo diversi da come abbiamo creduto di essere, o ci si accetta semplicemente per qualcosa che non si è, non potendo più avere a disposizione quello specchio perduto dei nostri tredici, quattordici anni.
A quattordici anni ero una ragazzina che viaggiava sulle nuvole. Che aveva il suo passatempo preferito nel creare e nell’inventare. Pochi colori le bastavano per non sentirsi mai sola, poche note per musicare una vita futura. Credeva di avere visioni e di poter comunicare con l’anima. Di notte si raccontava storie, leggeva di viaggi incredibili e poi sognava. Sognava voli lungo valli scoscese, spazi di un verde accecante che non aveva mai visitato, scintille segrete che avrebbe un giorno stretto nel palmo della mano. Sognava storie che non avrebbe dovuto raccontarsi da sola, ma che qualcuno, qualcuno di simile a lei, le avrebbe sussurrato all’orecchio prima di dormire.

Ci si dimentica. Si cresce con l’ansia di cancellare e riscrivere ciò che si è stati l’istante prima, si cambia in un flusso continuo e mai uguale a se stesso. E siamo davvero diversi, ogni volta che ci guardiamo.
Eppure quel che eravamo resta. Resta a boicottare tutto quello che costruiamo per tentativi, resta a vegliare su di noi quando facciamo grandi errori. È un genitore  paziente. Ci lascia sbagliare e ci guarda in silenzio urlare e disperarci di fronte ad ogni nostro progetto che cade. Poi ci accarezza e ci dice che era il progetto sbagliato. E si riappropria di noi.

Oggi sono una donna che viaggia sulle nuvole. Che ha il suo passatempo preferito nel creare e nell’inventare. Pochi colori le bastano per non sentirsi mai sola, poche note per musicare una vita prossima a venire. Crede di avere visioni, di poter comunicare con l’anima. Di notte si racconta storie, legge di viaggi incredibili e poi sogna. Sogna ancora voli lungo valli scoscese, spazi di un verde accecante che intende visitare, scintille segrete che sono la sua scintilla, che un giorno stringerà nel palmo della mano. Sogna storie che non dovrà raccontarsi da sola, ma che qualcuno, qualcuno di simile a lei, le sussurrerà all’orecchio prima di dormire.